…settembre…

I PASTORI
Gabriele d’Annunzio

Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natìa
rimanga ne’ cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d’avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!

Ora lungh’esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l’aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquìo, calpestìo, dolci romori.

Ah, perché non son io co’ miei pastori?

 

SETTEMBRE
Vittorio Sereni

Già l’òlea fragrante nei giardini
d’amarezza ci punge: il lago un poco
si ritira da noi, scopre una spiaggia
d’aride cose,
di remi infranti, di reti strappate.
E il vento che illumina le vigne
già volge ai giorni fermi queste plaghe
da una dubbiosa brulicante estate.

Nella morte già certa
cammineremo con più coraggio,
andremo a lento guado coi cani
nell’onda che rotola minuta.

 

SETTEMBRE (IL VENTO SPAZZA L’ESTATE)
Emanuele Martignoni

Stormi di uccelli neri
tagliano differenti tipi di cielo.

Il vento,
il vento spazza l’estate –
in ogni notte di gemente tempesta
gli spettri dell’autunno
vengono a infrangersi sullo specchio del lago,
si disperdono in proiettili d’acqua,
ingannano i vetri
aperti ancora delle case
con sferzanti raffiche di gelo
inatteso.

Tutto quel che fui
s’è smarrito
nel torrido calore
dell’ultima rovente estate,
mentre attendo
che il sole della prossima stagione
asciughi nell’aria tiepida
le lacrime di una storia
che sarebbe stata tutto –

ma che non è mai stata.

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