I 60 ANNI DI BONO E UN MONDO TUTTO DA RACCONTARE

di Emanuele Martignoni

 

È l’estate del 1987.

Sono un adolescente un po’ ribelle un po’ adattato, un po’ romantico un po’ incazzato. Ho tanto e mi manca tutto, non ho nulla e non mi manca niente. Ho tante idee per la testa e piccoli sogni che si frantumano, ho grandi sogni da inseguire  e poche idee per realizzarli.

È l’estate del 1987 e ho 16 anni. A quell’età so di poter conquistare il mondo. A quell’età sono stanco dei modelli di vita che stanno in accrocco sotto i campanili. A quell’età comincio a fare distinzione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, tra il bene e il male – me l’hanno insegnato bene e non lo dimenticherò. Ma alla mia mente quel mondo non basta più.

È l’estate del 1987, ho 16 anni e ho un mondo nel quale nessuno può entrare. Lo scrivo, il “mio” mondo, in fogli che tengo nascosti e in appunti che vengono cestinati. Lo ascolto, il “mio” mondo, nelle cuffie di un walkman (quel vecchio aggeggio che chi è nato dopo il 1990 nemmeno sa cosa sia) che suona le canzoni che ascolto da solo e non voglio condividere. Scelgo accuratamente quello che ci deve entrare, nello walkman. Era un tempo, quello, nel quale contavano ancora tanto le parole e meno le immagini – eravamo più propensi a crearci scenari con la fantasia, allora. Tra le canzoni cercavo parole che mi dicessero qualcosa: come se fossero state scritte per me.

È l’estate del 1987, ho 16 anni, ho un mondo nel quale nessuno può entrare e, per la prima volta, dentro quel “mio” mondo compare “I Still Haven’t Found What I’m Looking For”. Non ho ancora trovato quello che stavo cercando. È la mia canzone. Chi sono loro? Gli U2. Chi è il cantante? Bono Vox. Fighissimo, con quei capelli lunghi. Fighissimo quel suono che emettono, fighissima la sua voce – ripeto insistentemente una parola che allora mi era proibito dire, ma quello era il “mio” mondo, e dentro lì dicevo tutte le parole che volevo.

Ho scalato le montagne più alte
Ho corso in mezzo ai campi
Solo per stare con te
Ho corso e strisciato
Ho scalato le mura di questa città
Solo per stare con te
Ma non ho ancora trovato quello che stavo cercando
Ho baciato labbra di miele
Ho sentito la guarigione sulla punta delle sue dita
Bruciava come un fuoco
Questo desiderio di fuoco
Ho parlato la lingua degli angeli
Ho stretto la mano a un demonio
La notte era tiepida
Io ero freddo come pietra
Ma non ho ancora trovato quello che stavo cercando
Credo nel Regno dei Cieli
Quando tutti i colori scorreranno in uno solo
Ma io sto ancora correndo
Tu hai rotto i lacci
Hai spezzato le catene
Hai portato la croce
E la mia vergogna
Lo sai che ci credo
Ma non ho ancora trovato quello che stavo cercando

Tutto quello che io sono nell’estate del 1987 è condensato dentro una canzone. È così che è cominciata quella storia d’amore con gli U2 che mi accompagna da più di trent’anni ormai. Bono Vox e i suoi compagni di band sono tra quella scarna manciata di persone che in qualche modo è un sicuro punto di riferimento. Conosciamo tutti il carisma del leader degli U2, conosciamo le sue battaglie sociali e il suo impegno politico e cosmopolita, la sua attenzione alle miserie e alla povertà: sono le cose per cui Bono è “famoso” anche per chi non è un fan degli U2. Io però conosco anche un’altra cosa: a partire da quella canzone lì, Bono e gli U2 hanno dato voce a tanti aspetti del “mio” mondo, quel mondo dentro cui nessuno poteva entrare, rendendone possibile la rivelazione; gradatamente, piano piano, anno dopo anno… in tanti pezzi di vita ci sono tracce di quell’impronta musicale, ci sono il richiamo e la tensione ad orizzonti sconfinati: la consapevolezza che ogni parola ed ogni gesto sanno aprire la porta a nuovi e sorprendenti domani.

Oggi Bono compie 60 anni. Tanti auguri, amico mio, compagno di viaggio lungo la vita. Io non so se ho trovato quello che stavo cercando, forse no. Ma tu continua a domandarmelo, così che quel “mio” mondo dimentichi i confini.

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