tracce di storia del pensiero educativo: 9.IL POSITIVISMO: LA SCIENZA AGGIUSTA IL MONDO

  1. IL POSITIVISMO: LA SCIENZA AGGIUSTA IL MONDO

A metà dell’Ottocento, nel periodo culturalmente identificato come “secondo Romanticismo”, l’Europa vive un periodo di sostanziale stabilità e pace (eccezion fatta per la guerra di Crimea del 1854 e quella franco-prussiana del 1870) e quasi tutti gli Stati del Vecchio Continente sono impegnati nell’espansione coloniale in Africa e Asia. Negli anni che vanno dal 1840 circa fino agli inizi del secolo successivo si sviluppa il multiforme movimento del Positivismo, che domina gran parte della cultura europea con i suoi contributi filosofici, politici, pedagogici, storiografici e letterari. Sono i decenni in cui avviene una profonda trasformazione industriale, in cui l’impiego di nuove scoperte scientifiche trasforma l’intero modo di produrre; si moltiplicano le grandi città, cresce la rete dei traffici commerciali, aumentano la produzione e la ricchezza, la medicina debella le malattie infettive: la rivoluzione industriale, cento anni dopo la sua comparsa in Inghilterra, ora sta cambiando radicalmente il modo di vivere delle persone e il pensiero dominante è quello di un progresso umano e sociale inarrestabile in grado di risolvere ogni problema.

La scienza tra il 1830 e il 1890, incrociando lo sviluppo dell’industria, fa notevoli passi in avanti e raggiunge obiettivi insperati in ogni suo settore: matematica, geometria, fisica, chimica; Bernard erige la fisiologia e la medicina sperimentale, Darwin sovverte le scienze naturali con la teoria sull’evoluzione; viene aperto il canale di Suez e a Parigi viene eretta la tour Eiffel .

Tutti questi elementi costituiscono i pilastri del sapere che il Positivismo interpreta, esalta e favorisce; in ogni Stato ciò avviene con caratteristiche diverse, ma al di là delle diversificazioni spaziali il Positivismo ha dei tratti che lo contraddistinguono ovunque:

–      si rivendica il primato della scienza: l’unico metodo di conoscenza è quello delle scienze naturali;

–      tale metodo è valido anche per lo studio della società;

–      nasce la sociologia, scienza di quei fatti naturali che sono i rapporti umani;

–      la scienza viene esaltata come l’unico mezzo in grado di risolvere, col tempo, tutti i problemi umani e sociali del mondo;

–      l’ottimismo, sentimento conseguente alla certezza di un progresso inarrestabile, pervade la scena culturale europea;

–      la fede nella razionalità scientifica e la considerazione che i fatti empirici siano l’unica base della verità, fanno scorgere nel Positivismo i principi dell’età dei lumi; ma la divinizzazione e l’infinitizzazione della scienza e la garanzia che essa dà alle sorti progressive del genere umano, pongono il Positivismo nel cuore del sentire romantico, pur partendo – come detto – dal presupposto del primato della scienza e non da quello idealistico dell’Io.

Il Positivismo dunque si realizza in un momento di euforia borghese provocato e/o conseguente dal/al grosso aumento di potere del capitalismo che pareva guidare il genere umano verso mete impensabili fino a qualche anno prima, senza considerare che la libertà di produzione e i nuovi commerci – anche a livello intercontinentale, e quindi con la nascita e la moltiplicazione di nuove funzioni e attività retribuite – richiedono ormai una mentalità e un curriculum cognitivo (e anche comportamentale) completamente differenti dai “saperi di base” dei decenni precedenti.

Dietro questo aspetto ottimistico, l’altro lato della medaglia presenta però una realtà di masse lavoratrici sempre più numerose e spesso non in grado di adattarsi ai veloci cambiamenti di questa epoca, cadendo così in drammatici problemi di sopravvivenza. Significa che forse “l’umanità” cui ci si riferisce con piglio ottimistico è solo un concetto astratto, come se tutti gli uomini possano giovarsi in modo equo dei progressi tecnici e scientifici indipendentemente dalla posizione sociale e dal livello culturale di ciascuno?

 

9.1 Auguste Comte (1798-1857)

Discepolo, segretario e poi antagonista di Henry de Saint-Simon (il pensatore che idealizzava all’inizio dell’Ottocento di erigere un nuovo capitalismo che avrebbe governato la Francia grazie ai suoi manager industriali) Comte è considerato l’iniziatore del Positivismo e il più rappresentativo esponente di questa corrente culturale sul piano filosofico, oltre che il padre ufficiale della Sociologia. La sua opera più famosa è il Corso di filosofia positiva, libro redatto tra il 1830 e il 1842 nel quale presenta la “grande legge” (o “legge dei tre stadi”), secondo cui l’umanità, così come la psiche degli uomini, passa attraverso tre stadi:

–      quello teologico o fittizio, in cui i fenomeni vengono visti come prodotti dell’azione di agenti soprannaturali;

–      quello metafisico o astratto, in cui i fenomeni vengono spiegati come conseguenti ad essenze, idee, o forze astratte;

–      quello scientifico o positivo, nel quale lo spirito umano, riconoscendo l’impossibilità di ottenere conoscenze assolute, rinuncia a domandarsi quale sia l’origine e il destino dell’universo e quali siano le cause intime dei fenomeni, per cercare soltanto di scoprire, con l’uso ben combinato del ragionamento e dell’osservazione, le loro leggi effettive, cioè le loro leggi invariabili di relazione e di somiglianza.

La sequenzialità di queste tre leggi determina anche il percorso di sviluppo di ogni singolo uomo, che nel corso della sua vita è teologo nell’infanzia, metafisico nella giovinezza, fisico nella maturità.

La filosofia positiva deve sottoporre la società ad una rigorosa indagine scientifica; non è possibile risolvere crisi sociali e politiche senza la debita conoscenza dei fatti sociali e politici. È perciò necessario sviluppare la fisica sociale, ossia la sociologia scientifica: lo scopo della scienza sta nella ricerca delle leggi dei fenomeni, conosciute le quali è possibile prevederli e quindi agire su di essi. L’età positiva è caratterizzata allora dalla mobilitazione di tutte le energie intellettuali e morali per applicare i risultati della scienza a vantaggio della società, che rappresenta la dimensione positiva di tutti i fenomeni (compreso l’uomo e le sue relazioni).

Comte classifica le scienze in base ad un ordine logico (da quelle semplici a quelle più complesse, considerando la complessità degli oggetti di studio; la più complessa è la sociologia), storico (come sono passate dallo stadio teologico a quello positivo, abbandonando via via gli aspetti religiosi e metafisici), pedagogico (le si devono insegnare nell’ordine della loro genesi storica). La filosofia, che non è nominata nella classificazione, ha il compito di determinare esattamente lo spirito di ciascuna delle scienze.

La struttura della società, scientificamente analizzata, va studiata dalla statica sociale (che spiega come fra individui e istituzioni ci sia un’omogeneità sufficiente a consentire la coesione collettiva) e dalla dinamica sociale (che pone in evidenza come nell’evoluzione storica la società sia giunta all’attuale stadio di sviluppo, spinta dall’aspirazione al progresso).

È bene considerare però che i profondi cambiamenti di carattere sociale e culturale che si sono verificati nel corso del XIX secolo hanno portato Comte e alcuni altri pensatori e uomini di spicco di quell’epoca a ritenere che si fosse giunti al momento più alto del progresso dell’umanità, all’età dell’unico futuro possibile: solo così è possibile spiegare il motivo per cui allo stadio positivo abiti il fine ultimo dell’umanità, il suo momento di più alta esaltazione; ma l’umanità si è evoluta ancora, altrimenti l’epoca positiva sarebbe stata il suo capolinea.

 

9.2 John Stuart Mill  (1806-1873)

Inglese, principale esponente della corrente dell’Utilitarismo (movimento che si sviluppa in Inghilterra fin dagli inizi dell’Ottocento ed espressione del Positivismo Sociale), John Stuart Mill lavora alla costruzione di un insieme di teorie logiche ed etico-politiche che diventano un punto di riferimento nello studio della logica della scienza e nelle riflessione etica e religiosa. Le sue opere più importanti sono il saggio Sulla libertà e il Sistema di logica raziocinativa e induttiva.

Il libro VI del Sistema riguarda la logica delle scienze morali, e vi si attesta che tra la libertà dell’individuo e le scienze della natura umana non c’è dissidio; anzi, al primo posto di queste scienze sta la psicologia che ha per oggetto le uniformità di successione (secondo cui uno stato mentale succede ad un altro); ciò permette di studiare l’evoluzione del carattere e del comportamento degli individui, e questo è il primo passo verso la definizione della scienza sociale che studia l’uomo in società, le dinamiche della collettività, i fenomeni che determinano la vita comunitaria.

Il saggio Sulla libertà, scritto in collaborazione con la moglie, è dedicato alla libertà individuale ed è finalizzato alla difesa dell’autonomia dell’individuo. Ribadisce quanto siano importanti le diversità tra gli uomini e tra le società per via della completa libertà propria della nostra natura di espandersi in innumerevoli direzioni. Questa libertà non solo deve essere protetta dal governo, ma occorre che sia difesa anche dalla tendenza della società stessa di imporre consuetudini che diventano regole di condotta spesso dissonanti con le idee individuali, pur nella consapevolezza che la libertà di ogni individuo deve trovare un suo limite nella libertà dell’altro. La libertà che sta tanto a cuore a Stuart Mill è quella di pensiero, di religione e di espressione, di cultura della vita, di potenziale progettualità dell’esistenza in base al proprio carattere e alle proprie aspirazioni; cioè: la libertà come mezzo per raggiungere il benessere.

 

9.3 Herbert Spencer (1820-1903)

Anch’egli inglese, formatosi solo intorno ai quarant’anni dopo un’esperienza di vita travagliata, Spencer è colui che estende la tesi evoluzionistica di Darwin alle scienze umane, e in particolare all’educazione. Nel 1855 pubblica i Principi di psicologia e nel 1861 il saggio L’educazione intellettuale, morale e fisica.

Quest’ultimo testo venne stampato in cinquantamila copie ed adottato da parecchie università, in particolare negli Stati Uniti. In esso si esplicita che è un fatto innegabile che lo sviluppo infantile segua leggi evolutive ben determinate, sia nel fisico che nella psiche, che subentra la morte se i genitori non seguono queste leggi di sviluppo o se le trascurano oltre un certo limite, che seguendole anche parzialmente si creano nel bambino dei danni difficilmente riparabili. Le leggi dell’evoluzionismo sono la garanzia di un rapporto educativo sano e naturale (che segue il corso della natura): così come i fenomeni della natura sono sottoposti a evoluzione continua senza riposo e staticità, anche tutta la vita umana è il risultato di processi di diversa entità, di vittorie provvisorie e mai definitive in equilibrio instabile tra il progresso e la dissoluzione. Ciò è valido per la natura, per l’individuo e, ovviamente, anche per la struttura sociale: esistono società più o meno evolute, quello meno evolute vengono generalmente chiamate primitive (delle quali all’epoca di Spencer si hanno informazioni grazie al commercio intercontinentale e all’espansione coloniale) e sono quelle che non hanno ancora assimilato ed unito le virtù militari (che garantiscono la stabilità dello Stato) e le virtù industriali (tipiche del Positivismo e preziose perché in grado di concedere ampie libertà ai cittadini). La società industriale è quella caratterizzata dalla libera iniziativa e da una legislazione liberale e aperta (Spencer qui dissente dalle idee del socialismo che prevedono controlli pubblici e una legislazione statalista), attenta anche a quelle anomalie che potrebbero conseguire al potere del capitalismo (aumento e povertà delle masse operaie), risolvibili grazie ad una equa regolamentazione dei rapporti di lavoro e ad una vita politica democratica che conta anche, in modo equilibrato, sul cooperativismo.

La formazione umana deve preparare alla vita reale, sia nella dimensione personale che in quella sociale; perciò bisogna mettere in atto un’educazione “libera” (nel senso sopra indicato) il cui fine è la formazione di cittadini in grado di autogovernarsi. Ogni insegnante e ogni educatore dovrà conoscere le leggi della fisiologia e della psicologia, così da poter attivare dei procedimenti didattici giusti, consistenti nel passaggio graduale dal semplice al complesso, dal determinato all’indeterminato, dal concreto all’astratto.

 

9.4 Emile Durkheim (1855-1917)

Un grande passo in avanti nello sviluppo delle scienze sociali è attribuito al francese Durkheim, che crea le regole del metodo sociologico e dà inizio alla sociologia moderna. La Sociologia, appunto, non deve essere una filosofia della storia che scopre le leggi generali del progresso dell’umanità, come finora si è ritenuto. Non è nemmeno una sorta di metafisica che si reputa in grado di determinare quale sia la natura delle società, non è filosofia né psicologia. La Sociologia è una scienza, autonoma e diversa dalle altre.

Nel 1895 Durkheim pubblica Le regole del metodo sociologico, in cui specifica che l’oggetto della Sociologia sono i fatti sociali: modi di agire, pensare e sentire esterni all’individuo, non riconducibili alla vita biologica o alla vita psichica e suddivisibili in normali (quelli che rappresentano i tratti descrittivi di una determinata società e il livello di sviluppo da essa raggiunto) e patologici (quelli che si presentano come devianti, sempre in relazione ad una società specifica e al suo livello di sviluppo) senza però che li si valuti, perché la Sociologia è una scienza oggettiva.

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