Sereno Natale da lascatoladeiracconti

(di Emanuele Martignoni)

 

Notte Santa

Nel tremolio
d’una stella
fili invisibili d’ali

sospendono il tempo.

Basta un istante –
all’Eterno –
per essere Storia.

 

RACCONTO DI NATALE 2019

Avrei atteso un istante ancora, prima di andarmi ad infrangere. Se solo avessi saputo… Non ho mai temuto la carezza ruvida della Terra, laddove incontrarsi è presagio di un ritorno. Nelle ere primordiali del mondo ho visto pian piano la genesi della vita, ho visto microscopiche esistenze moltiplicarsi, accrescersi e ingigantirsi. Ho visto passi incerti affrontare la dura rena e inerpicarsi tra le maglie spesse di una natura verdeggiante e incontaminata. Ho visto mani tendersi e arrampicarsi, tendersi e aiutare. Ho visto una razza di longevi imparare la sopravvivenza affinando abilità e intelligenza. Ho visto stirpi e generazioni prendere la via dell’indefinito, attraversare pianure sconfinate e aridi deserti, valicare montagne innevate e brulle colline, per trovare un luogo intorno a un fuoco dove cantare il mistero della creazione. Là dove prima vi era solo un’azzurra distesa. Ho visto sciogliersi i ghiacci e potenti inondazioni, e genti diverse – già naufraghe per il mondo – costruire ponti per tenersi stretta la vita.

E ho visto rovina e disperazione, ho visto combattere per un tozzo di pane e morire per una religione, ho visto l’odio diventare ragione e la dolcezza irrisa e dimenticata. Ho visto inventare la guerra per proclamare chi fosse il migliore ed erigere muri per tenere altri fuori. Ma fuori da cosa? Quell’istante perduto nel tempo nel quale il mio grembo cullò il germe della vita, fu l’attimo di tutte le esistenze, fu quanto venne dato – per tutti uguale – a chiunque ebbe il dono di dirsi vivo.

Ho visto smarrirsi la meraviglia per le piccole cose, ho visto tanti, troppi chiudersi in castelli di autocelebrazione. Ho visto che prende tutto chi si accaparra il potere, ho visto comprare l’amore. Ho visto pochi bearsi e godere, e molti nascondersi o scappare, trovarsi senza stelle polari in mezzo ad acque gelide e imbronciate per inseguire un sogno chiamato libertà e a caro prezzo pagato. Avrei atteso ancora un istante, prima di andarmi ad infrangere: ora temo la carezza della dura rena, poiché da troppo tempo il grembo della vita è divenuto culla sepolcrale. Eppure, sono ancora qui: a dirti che in questo frangersi e infrangersi sulle rive è di nuovo possibile ascoltare il canto delle ere, portare ogni cuore a battere il tempo dello stupore, trovare mani che cercano altre mani, sguardi misericordiosi, menti aperte ed anime gentili. Sono ancora qui a dirti che la vita nata tra le mie onde fu la stessa che diede luce, nei secoli, ad ogni altro natale.

Sono il Mare.

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