Marzo, marzo, pazzerello

A seguire, diamo il benvenuto al mese di Marzo con una raccolta di poesie dedicate all’avvicinarsi della primavera… Buona lettura da La Scatola Dei Racconti!

 

PRIMAVERA
Cesare Pavese

Sarà un volto chiaro.
S’apriranno le strade
sui colli di pini
e di pietra…
I fiori spruzzati
di colore alle fontane
occhieggeranno come
donne divertite: le scale
le terrazze le rondini
canteranno nel sole.

 

PRIMAVERA VICINA
Johann Wolfgang Goethe

Più morbida, più lieve
l’aiuola, ecco, s’inturgida;
candide come neve
ondeggian le campanule,
un vivo ardor di fuoco
va dispiegando il croco;
il suol di sangue stilla,
lo smeraldo sfavilla.
Le primule si gonfiano
con borioso piglio;
mentre l’astuta mammola
s’asconde ad ogni ciglio;
un alito possente
scuote la vita intera.
E’ viva, è qui presente
ormai la primavera.

 

SILENZI
Emily Dickinson

Fammi un quadro del sole –
Che l’appenda in stanza
e possa fingere di scaldarmi
mentre gli altri lo chiamano “Giorno”!
Disegnami un pettirosso – su un ramo –
Che io l’ascolti, sarà il sogno,
e quando nei frutteti la melodia tacerà –
che io deponga – questa mia finzione –
Dimmi se è proprio caldo – a mezzogiorno –
se siano i ranuncoli – che “si librano” –
o le farfalle – che “fioriscono”.
Poi – evita – il gelo – che si stende sui campi –
e il colore della ruggine – che si posa sugli alberi –
Fingiamo che quelli, ruggine e gelo – non arrivino mai!

 

CANZONE DI MARZO
Giovanni Pascoli

Che torbida notte di marzo!
Ma che mattinata tranquilla!
che cielo pulito! che sfarzo
di perle! Ogni stelo, una stilla
che ride: sorriso che brilla
su lunghe parole.
Le serpi si sono destate
col tuono che rimbombò primo.
Guizzavano, udendo l’estate,
le verdi cicogne tra il timo;
battevan la coda sul limo
le biscie acquaiole.
Ancor le fanciulle si sono
destate, ma per un momento;
pensarono serpi, a quel tuono;
sognarono l’incantamento.
In sogno gettavano al vento
le loro pezzuole.
Nell’aride bresche anco l’api
si sono destate agli schiocchi.
La vite gemeva dai capi,
fremevano i gelsi nei nocchi.
Ai lampi sbattevano gli occhi
le prime viole.
Han fatto, venendo dal mare,
le rondini tristo viaggio.
Ma ora, vedendo tremare
sopr’ogni acquitrino il suo raggio,
cinguettano in loro linguaggio,
ch’è ciò che ci vuole.
Sì, ciò che ci vuole. Le loro
casine, qualcuna si sfalda,
qualcuna è già rotta. Lavoro
ci vuole, ed argilla più salda;
perché ci stia comoda e calda
la garrula prole.

 

PRIMAVERA
Giovanni Pascoli

O primavera! Con quel verde d’agli,
coi papaveri rossi, la cui testa
suona coi chicchi, simili a sonagli,
coi riccioluti cavoli, che sono
neri, ma buoni, e queste mie viole
gialle… ed alto, coi suoi capi
rotondi d’oro, il grande girasole
ch’è sempre pieno del ronzio dell’api.

 

UN BOSCHETTO DI MELI
Saffo

Un boschetto di meli: sugli altari
bruciano incensi.
Mormora fresca l’acqua tra i rami
tacitamente, tutto il mondo è ombrato
di rose.
Stormiscono le fronde e ne discende
un molle sonno
e di fiori di loto come a festa
fiorito è il prato, esalano gli aneti
sapore di miele.

 

PRIMAVERA
Vincenzo Cardarelli

Oggi la primavera
è un vino effervescente.
Spumeggia il primo verde
sui grandi olmi fioriti a ciuffi:
verdi persiane squillano
su rosse facciate
che il chiaro allegro vento
di marzo pulisce:
tutto è color di prato.
Anche l’edera è illusa,
la borraccina è più verde
sui vecchi tronchi immemori
che non hanno stagione.
Scossa da un fiato immenso
la città vive un giorno
d’umori campestri.
Ebbra la primavera
corre nel sangue.

 

“IO SENTO GIA’ LA PRIMAVERA”
Alceo

Io sento già primavera
che s’avvicina coi suoi fiori:

versatemi una tazza di vino dolcissimo.

 

PRATO
Giuseppe Ungaretti

La terra
s’è velata
di tenera
leggerezza

Come una sposa
novella
offre

allibita
alla sua creatura
il pudore

sorridente
di madre

 

NUOVA PRIMAVERA
Salvatore Quasimodo

Ed ecco sul tronco
si rompono gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.
E tutto mi sa di miracolo,
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era.

 

PRIMAVERA IMBRIGLIATA
Emanuele Martignoni

Ulula il vento.
Nell’infrangersi degli ormeggi
un temporale di vecchie barche –
il silenzio squarciato
dall’inaspettato inasprirsi del cielo.
Sulle sponde bagnate da lacrime di nubi
il canneto ondeggia lamentazioni.

Qualcuno corre al riparo,
fugge via da un tempo baro,

qualcuno all’alto volge il viso
ad un improbabile sorriso
di luna.

Non avrà che d’attendere domani,
se mai la furia si sarà placata
del tempo,
se il sole avrà sciolto le catene
dell’imbrigliata primavera
che langue e geme sotto il peso
dell’arroganza spavalda
che l’inverno – già andato via –

ha dimenticato
o perso

sul lago.

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